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Il segmento testuale Corriere della Sera è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 25

Brano: [...]nni

N. a La Spezia nel 1910; operaio, comunista. Attivo antifascista, nel 1932 fu condannato al confino per 5 anni. Dopo T8.9.1943 è stato organizzatore della Resistenza a La Spezia e comandante della Divisione d’assalto Garibaldi « A. Gramsci », operante in Liguria.

Albertini, Luigi

N. ad Ancona il 19.10.1871, m. a Roma il 29.12.1941; giornalista, scrittore, senatore del Regno dal 30.12.

1914. Entrato come segretario di redazione al Corriere della Sera (v.), L.A. diresse l’importante quotidiano milanese dal 19G0 al 1921 e, fino al 1925, ne diresse anche la

società editrice appartenente ai fratelli Silvio e Mario Crespi, della nota famiglia industriale lombarda. Tra i più accesi sostenitori dell’intervento italiano nella guerra nel

1915, L.A. assunse posizioni conservatrici e autoritarie che lo portarono a sostenere il movimento fascista, del quale doveva divenire in seguito fiero oppositore.

« Corriere della Sera » e fascismo

L’atteggiamento assunto dall'A. e dal * Corriere della Sera » nei confronti del fascismo è indicato in u[...]

[...]. diresse l’importante quotidiano milanese dal 19G0 al 1921 e, fino al 1925, ne diresse anche la

società editrice appartenente ai fratelli Silvio e Mario Crespi, della nota famiglia industriale lombarda. Tra i più accesi sostenitori dell’intervento italiano nella guerra nel

1915, L.A. assunse posizioni conservatrici e autoritarie che lo portarono a sostenere il movimento fascista, del quale doveva divenire in seguito fiero oppositore.

« Corriere della Sera » e fascismo

L’atteggiamento assunto dall'A. e dal * Corriere della Sera » nei confronti del fascismo è indicato in un articolo di Novello Papafava, pubblicato nel 1923 sulla rivista di Piero Gobetti Rivoluzione Liberale. « Il Corriere della Sera — vi si legge — coraggiosamente antisocialista e coerente fermissimo assertore dei principi economici liberali fu, specialmente dopo la risoluzione della questione adriatica (trattato di Rapallo), alquanto filofascista; poiché sperava di vedere nel fascismo, malgrado le intemperanze e molti errori, una giovanile corrente di restaurazione liberale. Ma volle sempre che questa restaurazione avvenisse non contro, ma neM’ambito dello stato liberale, ed appunto pur di vedere salvi I princìpi costituzionali, quando vide che il ministro Facta aveva perso ogni capacità di dignitosa fermezza, invocò la[...]

[...] princìpi costituzionali, quando vide che il ministro Facta aveva perso ogni capacità di dignitosa fermezza, invocò la formazione di un ministero che includesse le forze fasciste ».

Lo stesso giornale di Gobetti così sintetizza la posizione di L.A.: « Approvazione di alcune idee espresse nei programmi fascisti, giustificazione e approvazione di alcuni atti del governo fascista, recisa avversione alla concezione fascista dello Stato ».

Il « Corriere della Sera ». al pari di Salandra, si era compiaciuto di vedere nei fasci « la fine dei vecchi partiti, nei loro antagonismi di angusti interessi e di programmi retorici ». Nel novembre del 1919, quando Mussolini fu arrestato con M.T. Marinetti e Ferruccio Vecchi in seguito al lancio di bombe contro un corteo socialista a Milano, L.A. ne sollecitò presso Nitti il rilascio. Un anno dopo, abbandonando ogni cautela, L.A. definì « santa » la reazione antisocialista della borghesia, fornendo un cinico giudizio sui fatti di Palazzo d’Accursio: « Nessuna dei socialisti — scrisse il ” Corriere della Sera ” — ha[...]

[...]i interessi e di programmi retorici ». Nel novembre del 1919, quando Mussolini fu arrestato con M.T. Marinetti e Ferruccio Vecchi in seguito al lancio di bombe contro un corteo socialista a Milano, L.A. ne sollecitò presso Nitti il rilascio. Un anno dopo, abbandonando ogni cautela, L.A. definì « santa » la reazione antisocialista della borghesia, fornendo un cinico giudizio sui fatti di Palazzo d’Accursio: « Nessuna dei socialisti — scrisse il ” Corriere della Sera ” — ha il diritto di lagnarsi se nella lotta scatenata non c’è soltanto un attivo di colpi dati, ma un passivo di colpi ricevuti ». Alla fine del 1922, dopo aver proposto al Senato di accettare la partecipazione di Mussolini al governo, Albertini precisò di aver operato quella scelta per salvare l’Italia dal pericolo socialista, secondo « l’aspirazione più intensa di tutti gli italiani » e in omaggio allo spirito del paese « evidentemente orientato in favore del fascismo e del suo capo ».

L.A. parve non avvedersi della sorte inevitabile delle istituzioni democratiche, sorte che egli stesso[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 685

Brano: Corriere della Sera

e Dino Formaggio stabilivano rapporti tra la «tendenza» degli arti? sti e le idee filosofiche moderne, si aprì alla Permanente di Milano la prima mostra di Corrente. Ess^ raccoglieva gli artisti più impegnati nelle nuove proposte (Renato Birolli, Italo Valenti, Arnaldo Badodi, Giuseppe Migneco, Sandro Cherchi, Bruno Cassinari, Alfredo Mantica, Dino Lanaro, e gli scultori Giacomo Manzù e Luigi Grosso), insieme a un gruppetto di « compagni di strada » (Gabriele Mucchi, Domenico Cantatore, Fiorenzo Tornea, Genni, Filippo Tallone e Gastone Panciera) e a un gruppo di artisti del Novecento che s[...]

[...]uotidiano iniziò una violenta campagna (si presume ispirata dal fascismo e dalla polizia italiana) contro i dirigenti antifascisti emigrati a Parigi, tacciandoli di vili profittatori, privi di qualsiasi spirito rivoluzionario. Nel dicembre

1927 pubblicò, con grandi titoli, appelli incitanti gli italiani a uccidere Mussolini, e in seguito a ciò il governo francese ordinò la soppressione del giornale. Si veda Ja voce Antifascismo all’estero.

Corriere della Sera

Quotidiano fondato a Milano il 5.3.1876 da Eugenio Torelli Viollier; organo della borghesia lombarda, strenuo sostenitore della destra liberale che si raccoglieva attorno a Cavour, andò assumendo una sua propria spiccata fisionomia ad opera del suo direttore che ne divenne anche comproprietario insieme a Benigno Crespi. Anche in seguito

il « Corriere della Sera » fu sempre proprietà dei fratelli Crespi, noti industriali lombardi. Dalle 3.000 copie quotidiane iniziali aveva già raggiunto le 100.000 quando (1898) il Torelli Viollier ne lasciò la direzione a Domenico Oliva, che la tenne per due anni. La direzione fu in seguito assunta (1900) da Luigi Albertini (v.), che ne avrebbe fatto

il più grande quotidiano italiano e uno dei più importanti d’Europa.

Rapporti con il fascismo

Le posizioni del « Corriere » durante gli anni 19191945 vanno — come giustamente è stato di recente scritto — « distinte in due periodi:

il periodo in cui. il giorn[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 686

Brano: Corriere della Sera

tini venne maturando quelle convinzioni che l’avrebbero portato, con

il giornale, a sostenere con simpatia il fascismo, nella fase iniziale, salvo poi a passare all'opposizione.

Scriverà Albertini nelle sue memorie infatti che, a partire dalla crisi di Caporetto (v.), egli sentì come « tutta la classe dirigente italiana» fosse ormai fallita. Egli alludeva evidentemente alla « classe » politica, esprimendo così le convinzioni dell'industria lombarda. Giudizio che divenne più severo nel dopoguerra, quando il « Corriere » si accorse con sgomento che un'Italia conservatrice e « aristocra[...]

[...]omesso dalla violenza dei gregari. E, infine, il « Corriere » si faceva sostenitore della lista che aveva come contrassegno il fascio littorio e tra i candidati Mussolini con il celebre motto: « La lista non si commenta: si vota ».

Assai opportunamente, nel settembre del 1921, \'« Avanti! » commentava, a proposito dell’atteggiamento « indignato » assunto dalla grande stampa borghese per l’assassinio del deputato socialista Di Vagno (v.): « Il Corriere della Sera è al suo posto di deviazione deH’opinione pubblica. Commuoversi per l’uccisione di un deputato sì, ma con cautela. E se c’è un cadavere socialista non è male per dare addosso ai socialisti ».

Il punto più alto di questa parabola si ebbe quando i fascisti nell’agosto del 1922 occuparono Palazzo Marino a Milano, sede dell’amministrazione socialista. L’indomani il « Corriere » commentò il fatto affermando che i fascisti si sostituivano all’assenza di uno Stato incapace di irttervenire, anche se, ovviamente, « l’occupazione non è di quegli atti che possiamo approvare ». E di qui il « Corriere [...]

[...]più « informato » d’Italia, ma divenne, come tutti gli altri, un pedissequo e servile strumento del regime, fino alla caduta del fascismo. Il 26 luglio 1943 il giornale commentava la caduta di Mussolini con un inno di retorica patriottarda, in cui la parola « bandiera » era citata cento volte. Pochi mesi dopo avrebbe cambiato di nuovo bandiera per figurare tra la stampa repubblichina del regime di Salò.

R.Le.

Bibliografia: Piero Melograni, Corriere della Sera 19191943,, Firenze, 1965.

Corruzione fascista

La corruzione fu una delle note più caratteristiche dell’apparato amministrativo dello Stato fascista, favorita dall’ingerenza del partito nei settori economici, dalla mancanza di controllo politico e dalla sop



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 709

Brano: [...]ani venne tuttavia detto che « tutte le masse lavoratrici [...] devono considerarsi in stato permanente di allarme e di vigilanza per affermare con l’azione la loro incoercibile volontà di pace e di libertà ».

L’azione era resa difficile dal fatto che le autorità locali si comportavano quasicché il 25 luglio non fosse successo nulla di straordinario, più o meno un normale passaggio di poteri. Il 27, il prefetto di Milano fece sequestrare il « Corriere della Sera » che aveva pubblicato la « notizia di una riunione et di un appello de* partiti sovversivi comuniSmo in testa ».

Il telegramma (ore 16 del 27 luglio) va citato ampiamente perché è assai illuminante su quale fosse il pensiero di quelle autorità che, dopo aver fatto tutta la loro carriera politica sotto il fascismo, erano state lasciate da Badoglio al loro posto: esso lamentava ad esempio che « si colpiscono vecchi fascisti et gerarchi ». « Si sono saccheggiate, incendiate case di fascisti et privati cittadini ». « Il Corriere della Sera oggi fatto sequestrare con fermo suo gerente contiene[...]

[...]titi sovversivi comuniSmo in testa ».

Il telegramma (ore 16 del 27 luglio) va citato ampiamente perché è assai illuminante su quale fosse il pensiero di quelle autorità che, dopo aver fatto tutta la loro carriera politica sotto il fascismo, erano state lasciate da Badoglio al loro posto: esso lamentava ad esempio che « si colpiscono vecchi fascisti et gerarchi ». « Si sono saccheggiate, incendiate case di fascisti et privati cittadini ». « Il Corriere della Sera oggi fatto sequestrare con fermo suo gerente contiene una prova che è il più spinto strumento alla lotta di classe e al processo al passato regime ».

Non mancano gli apprezzamenti offensivi come « folla scaturita da ogni più bassa sentina », né stupore e orrore per il fatto che « vie della città sono state intitolate ai nomi di Matteotti, di Amendola et compare sugli abiti di donna in blusa rossa e sul petto di uomini emblema falce e martello ». Il prefetto conclude affermando che « occorre stroncare con la massima energia queste odiose dolorose congiure contro la patria ». Per far questo [...]

[...]o 30 luglio, infatti, dal Comando territoriale militare sarà comunicato che « i servizi funzionano. Operai ripreso lavoro stabilimenti. Energico intervento truppe habet stroncato con fuoco sporadici tentativi sediziosi ».

Il 29 luglio il prefetto fascista Uccelli fu collocato a riposo e al suo posto venne richiamato in servizio Giovanni D’Antoni. Analogamente si provvide alla sostituzione di altri personaggi diventati scomodi. A dirigere il « Corriere della Sera », la proprietà del giornale chiamò Ettore Janni, mentre Filippo Sacchi assunse la direzione del Pomeriggio., Anche se i nuovi designati non erano particolarmente compromessi col fascismo, in nessun caso tali nomine, sanzionate dalle autorità governative, tennero conto delle richieste politiche dei comitati antifascisti.

I partiti operavano, dal canto loro, per una ricostruzione dei vecchi le

709



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 795

Brano: Montarese, Dario

gere e imbrancarmi coi banditi di Orgosolo. E siccome, naturalmente, non riuscii a realizzare il progetto, me ne rivalsi con epiche sassaiole, in cui spesso ci scappava il ferito, e anche grave, e in cazzottate all'ultimo sangue coi miei coetanei non meno violenti di me » [La violenza, dal « Corriere della Sera » del 28.3.1971).

Si laureò in Legge e in Scienze sociali, quindi esordì come giornalista.

Giornalista di regime

La carriera giornalistica di Indro Montanelli non meriterebbe particolare considerazione se non costituisse un tipico caso di conformismo, mascherato da pretese di indipendenza, e di provincialismo ammantato di falsa spregiudicatezza. Di fatto egli fu in quegli anni tra i più convinti propagandisti della politica bellica del fascismo.

« Non ho nessuna difficoltà a riconoscere che ero un delinquente potenziale — continua il Montanelli nella sua già citata nota autobiogra[...]

[...]loro una civiltà. [...] Non cediamo ai sentimentalismi. Del resto, non occorre un intuito psicologico freudiano per avvedersi che un Indigeno ama il bianco solo in quanto lo teme o in quanto lo ritiene infinitamente superiore a sé. Niente indulgenze, niente amorazzi. [...] Il bianco comandi ».

Dal 1936 al 1943 fece carriera collaborando ai principali quotidiani dell’epoca (« La Stampa », « Il Messaggero », « La Gazzetta del Popo

lo », « Il Corriere della Sera ») e portando quindi il suo contributo a ingannare la parte meno avveduta sulla realtà delle guerre fasciste. La sua cortigianeria nei confronti di Mussolini resterà famosa:

Nell'articolo Mussolini e noi, pubblicato sulla rivista Meridiani, ecco come Montanelli descrisse i suoi sentimenti verso il duce: « ... Parlarne non ci è facile, tenuti tra l'ansia di piacergli e il dubbio di esserne disprezzati. [...] Ma quando come uomini ci formammo, Lui era già un mito lontano, il secolo gli apparteneva, ed anche noi eravamo roba Sua, tutti. [...] Oggi Egli è diventato l'unico spettatore delle nos[...]

[...]vuol essere solo un discorso alla buona con i lettori »; « lo non ho delle teorie, ho soltanto delle esperienze »), con un funambolismo deprecato perfino dai suoi amici fascisti.

« Impossibile, impossibile seguirlo in metamorfosi autobiografiche. È un perenne saltimbanco dell'anima sua. Due bandiere non gli bastano », così viene definito Montanelli nel volume I due ventenni, « coordinato da Giorgio Al mirante » (Roma 1967).

Si staccò dal « Corriere della Sera » dopo un ventennio di ininterrotta collaborazione, quando, nel 1973 questo quotidiano parve assumere una linea meno conservatrice. L’anno successivo, con grossi capitali di oscura provenienza, Montanelli fondava un suo quotidiano (Il giornale nuovo) su posizioni di destra.

In collaborazione con Roberto Gervaso, ha anche pubblicato una « Storia d’Italia » in più volumi, impron

tata alle sue vedute politiche e al suo stile giornalistico.

E.Ni.

Montanini, Enrico

N. a Collecchio (Parma) il 16.5. 1899; operaio. Membro dell’organizzazione comunista clandestina e attivo antifascista,[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 49

Brano: [...]oseguire gli studi in Umbria, e poi di nuovo a Catanzaro. La prima profonda esperienza di vita si pro

Corrado Alvaro

dusse in lui con la chiamata alle armi nel 1914 sul fronte dell’lsonzo, dove riportò una ferita che gli inibì per alcuni anni l’uso delle braccia. Nel 1917 iniziò l’attività giornalistica nel « Resto del Carlino », diretto da M. Missiroli. Due anni dopo, per il vivo interessamento di G.A. Borgese, entrò nella redazione del « Corriere della Sera ». Nel 1921 passò al « Mondo » di Roma, dove lavorò fino al 1924, anno in cui il giornale fu soppresso per antifascismo. In seguito, contemporaneamente all’elaborazione di due dei suoi libri più felici di narrativa (Gente in Aspromonte e L'amata alla finestra), prese a collaborare attivamente a « La Stampa » di Torino. In occasione dell’attribuzione del premio (istituito dallo stesso giornale) ai volumi Gente in Aspromonte e Vent’anni, l’atteggiamento antifascista dello scrittore richiamò la sospettosa attenzione del regime. Impegnato fino al 1939 in una serie di viaggi nei Balcani, nel Medio[...]

[...]i di divagazioni e di saggi, nel 1939 C.A. ricevette il Premio dell'Accademia d’Italia per la classe di letteratura.

Dopo il 25.7.1943 fu direttore, durante ì 45 giorni del governo Badoglio, del Popolo di Roma. Dopo l'8 settembre, essendo stato spiccato contro di lui un mandato di cattura da parte delle autorità germaniche di occupazione, riparò in Abruzzo. Dopo la Liberazione diresse il Risorgimento di Napoli e riprese la collaborazione al « Corriere della Sera». Nel 1952 gli fu attribuito il Premio Strega per il libro Quasi una vita. Giornale d’uno scrittore. La morte lo colse a Roma, nella sua casa di Trinità dei Monti, a seguito di una malattia incurabile.

Oltre a quelle sopra ricordate, si devono a C.A. numerose altre opere di narrativa, saggistica, poesia, teatro e importanti traduzioni. Nella sua storia individuale, è possibile cogliere la traiettoria determinatasi tra gli ultimi sussulti dell'età giolittiana e l’avvento del fascismo in molti dei nostri intellettuali più consapevoli: quella della sfiducia in un possibile mutamento delle sor[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 252

Brano: [...]ilitare della piazza di Modena. Catturato in seguito a delazione, fu sottoposto a tortura e infine fucilato.

Barzini junior, Luigi

N. a Milano nel 1908; laureato in lettere, giornalista, scrittore, deputato liberale dal 1958.

Durante il regime fascista divise la propria attività tra la propaganda fascista propinata dalle colonne dei maggiori giornali e un’opposizione da salotto, svolta nei circoli mondani del tempo. Corrispondente del « Corriere della Sera » durante la aggressione fascista all’Etiopia, viaggiò poi in USA, in Inghilterra e infine in Estremo Oriente, durante la guerra cinogiapponese. Nel 1940 fu arrestato sotto l'accusa di aver fornito all’Ambasciata inglese di Roma informazioni sul controspionaggio fascista. Nonostante la gravità dell’imputazione, non fu deferito al Tribunale speciale, ma venne semplicemente confinato ad Amalfi.

Il 6.4.1939 scrisse sul « Corriere della Sera », in una corrispondenza dagli Stati Uniti: « L'Italia abbandonò la democrazia, la più dispendiosa e inetta forma di governo per un Paese mediterraneo, e sotto la guida di Benito Mussolini, l’uomo che aveva formato il pensiero dell’epoca nuova, ricercò una nuova giustizia sociale ».

Opere principali: New York, Milano, 1931; Evasione in Mongolia, Milano, 1940; GII americani sono soli al mondo, Milano, 1952; Gli italiani, Milano, 1964.

Barzio

Comune di poco più di 1.000 abitanti in provincia di Como (valle di Bobbio), a 44 km dal capoluogo. Durante la Guerra di liberazione nazionale, l[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 698

Brano: [...]bblicani e radicali) la possibilità di resistere al crescente predominio politico ed economico dell'alta finanza e della grossa borghesia lombarda. Fu questa intesa che permise di respingere il tentativo reazionario del 1898 culminato con le stragi di Bava Beccaris (v. Eccidi in Italia).

A questa presenza democratica si opponevano i gruppi imprenditoriali che, a Milano, controllavano due dei maggiori quotidiani cittadini: la Perseveranza e il Corriere della Sera (v.). Anche i cattolici andavano acquistando una crescente importanza politica, per quanto spesso la loro linea di azione apparisse contraddittoria: attraverso i loro giornali (L’Osservatore cattolico e La Lega Lombarda), espri

mevano infatti intenti ora progressisti e ora decisamente intransigenti e conservatori.

L’occasione per un confronto e uno scontro tra questi schieramenti venne nel 1900, all’indomani della crisi politica apertasi con l’uccisione di Umberto I, dalla prospettata formazione di un governo liberale ZanardelliGiolitti. La cosa non mancò di preoccupare la parte più mod[...]

[...] il nuovo ministero addrittura di « estrema sinistra ».

Il giudizio era motivato, secondo il foglio conservatore, dal l'atteggiamento critico assunto da Giolitti durante il dibattito in occasione dello scioglimento della Camera del Lavoro di Genova (v.) nei confronti di quanti combattevano le organizzazioni di classe dei lavoratori e le consideravano pericolosi strumenti eversivi.

Tuttavia l’attacco più deciso al nuovo governo veniva dal « Corriere della Sera » diretto da Luigi Albertini (v.), che proprio in occasione di questa polemica acquistò un’importanza nazionale ed europea. Albertini, che si faceva portavoce degli interessi padronali più corporativi e privatistici, intendeva riallacciarsi alla tradizione morale degli uomini della Destra storica, riaffermando l'autorità dello Stato contro gli atteggiamenti pericolosamente permissivi di Giolitti nei riguardi del socialismo.

Per contro, i socialisti vedevano con favore un cambiamento nell'indirizzo politico del paese e, dalle colonne della « Critica sociale », Turati sosteneva la necessità [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 703

Brano: Milano

Mussolini tra gli Arditi della Sezione di Milano in via Cerva (1919)

La gravità di quell'episodio non fu compresa, in quel momento, né dai socialisti né dai liberali, il « Corriere della Sera » arrivò perfino a far ricadere la indiretta responsabilità dell’assalto sulle continue « provocazioni leniniste » del giornale socialista che avevano acceso

lo sdegno della « parte migliore della cittadinanza ». D’altra parte, da tempo i liberali milanesi avevano manifestato simpatia per i nazionalisti e per le tendenze autoritarie.

Risposta socialista

Nelle elezioni del 16.11.1919 i socialisti ottennero un grande successo che li portò ad avere 156 deputati alla Camera (il triplo rispetto all'anteguerra). Un risultato non meno rilevante riportarono i cattolici organizzati da poco ne[...]

[...]dei lavoratori socialisti, in pieno centro cittadino lanciarono una bomba contro il corteo ferendo 8 dei partecipanti. Nella perquisizione della sede del « Popolo d’Italia », ordinata dal prefetto di Milano, la polizia trovò bombe e altro materiale esplosivo. Mussolini, Tommaso Marinetti e altri esponenti fascisti furono fermati, ma prontamente rilasciati anche per l’intervento di Luigi Albertini a favore degli arrestati (con un editoriale sul « Corriere della Sera » e

di persona, verso il presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti). Le lotte dei lavoratori non trovarono d'altronde adeguata direzione da parte dei socialisti e della C.G.L.. in occasione dell’occupazione (v.) delle fabbriche, proprio a Milano fu tenuto il convegno sindacale che avrebbe rinnegato la linea insurrezionale espressa dalla classe lavoratrice. In polemica questa volta con la Direzione del P.S.I., che sarebbe stata orientata a dare uno sbocco rivoluzionario alla lotta, ia C.G.L. insistette per giungere a una soluzione « sindacale » della vertenza. Visto come stavano le c[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 53

Brano: [...]edere questa stampa, non si potrebbe risolvere nella normalità parlamentare se non con un nuovo incarico all’on. Mussolini. » [La Nazione, 27 giugno 1924).

Superata la crisi Matteotti, il quotidiano diventò l’organo d’informazione più importante della Toscana, con una tiratura di 6070 mila copie.

Quando Aldo Borelli, grazie all’interessamento del segretario del Partito fascista Augusto Turati, suo intimo amico, nel 1929 passò a dirigere il Corriere della Sera, gli subentrò Umberto Guglielmotti, « combattente mutilato di guerra e pluridecorato al valore godeva fama anche per ciò che riguardava la sua attività politica e parlamentare, di uomo equilibrato, nonché di buon giornalista. Il suo impegno al giornale non provocò mutamenti ». [La Nazione nei suoi cento anni 18591959, cit.).

Nel 1932 Guglielmotti lasciò il giornale «per assumere la carica di segretario nazionale del Sindacato Giornalisti e il suo posto fu preso da Maffio Maffii, che era stato direttore de La Gazzetta del Popolo e del « Corriere della Sera ». Sotto la sua direzione, il quot[...]

[...]godeva fama anche per ciò che riguardava la sua attività politica e parlamentare, di uomo equilibrato, nonché di buon giornalista. Il suo impegno al giornale non provocò mutamenti ». [La Nazione nei suoi cento anni 18591959, cit.).

Nel 1932 Guglielmotti lasciò il giornale «per assumere la carica di segretario nazionale del Sindacato Giornalisti e il suo posto fu preso da Maffio Maffii, che era stato direttore de La Gazzetta del Popolo e del « Corriere della Sera ». Sotto la sua direzione, il quotidiano si mantenne allineato alle direttive del regime, in tutte le tragiche vicende che si susseguirono, dalla guerra di Etiopia all’intervento in Spagna e all’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Tuttavia in quegli stessi anni, a « La Nazione » come nelle redazioni di altri giornali fascisti vennero a trovarsi, accanto a intransigenti funzionari del regime, fascisti « tiepidi » e anche qualche giornalista che non aveva la tessera del fascio.

Una significativa testimonianza del clima allora esistente a « La Nazione » viene da Romano Bilenchi[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Corriere della Sera, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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